Editoriale

Un nuovo modello per la gestione dei parchi eolici

La quantità di energia generata da fonti rinnovabili fluttua a seconda della variabilità naturale delle risorse in un dato momento. Il Sole non splende sempre, né il vento soffia in modo costante, così le centrali elettriche tradizionali devono essere comunque in funzione per colmare le carenze di energia che arrivano quasi senza preavviso, ma anche gli eccessi di produzione che possono far saltare la rete. Anche le fonti “verdi” richiedono dunque che sia disponibile una riserva di energia da fonti tradizionali.

Per gestire al meglio le energie rinnovabili e ridurre al minimo il ricorso a queste riserve da fonti tradizionali servono modelli che permettano di comprendere meglio queste fluttuazioni. Nel caso degli impianti eolici finora si era cercato di applicare un modello delle fluttuazioni della velocità del vento messo a punto dal fisico e matematico russo Andrei Kolmogorov negli anni quaranta del secolo scorso, ipotizzando un semplice rapporto diretto fra velocità del vento e potenza prodotta. Tuttavia questa ipotesi si è rivelata insoddisfacente per gestire i grandi parchi eolici in cui molte turbine sono disperse su territori anche molto vasti.

Ulteriori informazioni: Le scienze

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