Il documento presenta un’analisi della contaminazione da pesticidi del bacino idrografico del fiume Po, il più importante d’Italia sia per dimensione sia per la concentrazione delle attività presenti, considerando in modo particolare la rilevanza dell’agricoltura esercitata in modo intensivo con elevato utilizzo di pesticidi. L’obiettivo è quello di comprendere le dinamiche e i tempi con cui evolve la contaminazione da pesticidi nelle acque, tenendo presente che ai fini della sostenibilità ambientale può non essere sufficiente il confronto con i limiti fissati dalla normativa, ma si dovrebbe prendere a riferimento la capacità di un determinato ambiente di conservare le caratteristiche che determinano la qualità degli ecosistemi e la loro sopravvivenza.
La disponibilità di dati di monitoraggio esteso su tutta l’area rende possibile studiare la contaminazione da pesticidi e la sua evoluzione a partire dal 2003. Le valutazioni si basano sui dati utilizzati per la redazione del “rapporto nazionale pesticidi nelle acque” (nel seguito indicato come “Rapporto pesticidi”), realizzato dall’Istituto nell’ambito dei compiti stabiliti dal decreto 22 gennaio 2014 (Piano di Azione Nazionale per l’utilizzo sostenibile dei pesticidi [DM 35/2014]), che ha tra le sue finalità quella di rilevare eventuali effetti derivanti dei pesticidi, non previsti nella fase di autorizzazione e non adeguatamente controllati in fase di utilizzo1.
Il rapporto è il risultato di una complessa attività che coinvolge le Regioni e le Agenzie regionali/provinciali per la protezione dell’ambiente che effettuano il monitoraggio nell’ambito dei programmi di rilevazione previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 [D.Lgs. 152/2006], mentre l’Istituto fornisce gli indirizzi tecnico-scientifici, raccoglie i dati, li elabora, li valuta ed evidenzia le criticità riscontrate.
I pesticidi sono le sostanze utilizzate per combattere organismi ritenuti dannosi e come tali possono essere pericolosi per tutte le forme di vita. Da un punto di vista normativo, si distinguono i prodotti fitosanitari [Reg. CE 1107/2009], utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei vegetali, e i biocidi [Reg. UE 528/2012], impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi, il termine pesticidi comprende i due gruppi di sostanze.
La regolamentazione europea dei pesticidi ha una lunga tradizione ed è fra le più articolate e complete a livello mondiale. Una valutazione approfondita del rischio viene svolta prima dell’immissione sul mercato; è regolamentata anche la fase finale del ciclo di vita, con la definizione di livelli considerati non pericolosi negli alimenti e nell’ambiente. In anni recenti, infine, è stata regolamentata anche la fase intermedia del ciclo, quella dell’uso, con una serie di misure volte a migliorare le pratiche agronomiche, minimizzando l’uso di sostanze chimiche, a proteggere i corpi idrici e le aree sensibili, a fornire un addestramento adeguato agli operatori.
Nel riconoscere la sostanziale validità dello schema regolamentare per la tutela dai rischi derivanti dai pesticidi, si vuole tuttavia evidenziare come le norme, o l’applicazione che se ne fa, non siano completamente sufficienti a prevenire una contaminazione diffusa da pesticidi. Il monitoraggio, infatti, mostra una diffusa contaminazione delle acque. Nel 2014, in particolare, nelle acque superficiali, su un totale di 1.284 punti di monitoraggio analizzati, 821 (63,9%) sono contaminati da pesticidi.
Nelle acque sotterranee, su un totale di 2.463 punti di monitoraggio, 780 (31,7%) sono contaminati.
L’analisi dell’evoluzione, inoltre, indica che la contaminazione è ancora sottostimata, sia in termini territoriali, sia per frequenza e numero di sostanze trovate. In primo luogo perché in vaste aree del paese il monitoraggio non è ancora adeguato. Un fattore finora non sufficientemente considerato è, inoltre, la reale persistenza di certe sostanze, che insieme alle dinamiche idrologiche molto lente (specialmente nelle acque sotterranee) rende l’inquinamento ambientale difficilmente reversibile.
Approfondimenti : http://www.isprambiente.gov.it